Tutto virtuale, ma il tempo?
Prima vai a scuola e poi vai a lavorare. È ciò che ripeto sempre ad Andrea, mio figlio. Ma oggi mi chiedo, è ancora giusto? È ancora valido il suggerimento? Tra vent’anni funzionerà ancora così? Quello che percepisco è che la tipologia dei lavori disponibili cambia così velocemente che magari nel futuro le competenze acquisite potrebbero diventare obsolete ancor prima che il “ciclo scuola” finisca.
Magari lavoreremo tutti nel Metaverso e lasceremo gran parte dei lavori manuali ai robot. Eh sì, il 2022 sembra proprio l’anno del Metaverso, questo universo parallelo fatto di mondi virtuali all’interno dei quali si possono “vivere” esperienze. Esperienze dalle quali si originano grandi opportunità di generare profitti, spendibili tanto nel Metaverso quanto nel mondo reale in cui abitiamo.
Il Metaverso, insomma, sta facendo accelerare il battito cardiaco agli imprenditori di tutto il mondo.
Ma chi tiene il timone del progresso? Le nuove tecnologie diffonderanno felicità e comodità? Io credo di sì, lo so, sono un ottimista, ma credetemi mi rendo perfettamente conto che l’altro lato della medaglia saranno povertà e ineguaglianza. Saranno termini sempre più in voga nel futuro prossimo perché le opportunità citate prima sono dedicate solo ai pochi fortunati che potranno accedere al Metaverso.
Come scrive Umberto Galimberti, “Sembra quasi che la nostra capacità di fare sia enormemente superiore alla capacità di prevedere”, e quindi? Lasciamo che la natura segua il suo corso o peggio che la tecnica uccida la natura? Anche se questo causerà sofferenze umane?
C’è una cosa dalla quale non possiamo ancora sfuggire, pur decidendo di vivere esclusivamente nel fantastico mondo del Metaverso: quella cosa è il tempo. Ed il tempo possiamo sempre decidere di spenderlo nell’aiutare gli uomini,
perché quale che sia l’universo nel quale vivremo, c’è ancora tempo prima che l’uomo si trasformi in un algoritmo.