Rudy Bandiera, comunicare innovando!
Blockchain nel futuro, ai giovani dico di fare.
“Nella crescita di ognuno di noi bisogna far coincidere due caratteristiche fondamentali: la passione e il talento. La prima, in sé, è meravigliosa, ma se non c’è talento, di qualunque passione si tratti, non si arriva da nessuna parte. Allo stesso modo, se si dispone di un grande talento ma non piace ciò che si fa o il ruolo che si ricopre, vale il medesimo discorso.” Un pensiero chiaro e senza fronzoli che appartiene a Rudy Bandiera, autore e creator di origini emiliane, ma anche presentatore e docente online-offline. Come relatore ha preso parte a diversi eventi prestigiosi di TEDx Bologna, Senato della Repubblica o Camera dei Deputati. In veste di anchorman, invece, ha partecipato ad eventi Google, Oracle, Confindustria, Juventus, Scuderia Toro Rosso F1, per citarne alcuni. In qualità di docente ha tenuto, inoltre, lezioni e seminari in varie università e business school e ha insegnato teorie e tecniche di digital public relation all’Università IUSVE, a Venezia e Verona. È autore di cinque libri: uno sulla tecnologia e il futuro (“Rischi e opportunità del Web 3.0”), uno sul rapporto uomo/digital (“Le 42 leggi universali del Digital Carisma”), uno sulle digital PR (“Condivide et impera”), uno sulla creazione di contenuti per il web (“CREA contenuti efficaci”) e infine una edizione aggiornata del già citato “Condivide et impera” (“Condivide et impera #reloaded”). Tra le sue skills, principalmente, anche spiccate doti di innovatore (e/o divulgatore, come lui stesso tende a definirsi), ovvero capire cosa accadrà nel futuro tra tecnologia, social, business e digital trasformation. Insieme a Rudy Bandiera, difatti, abbiamo chiacchierato proprio di prospettive future immediate e a medio-lungo termine, di trasformazione digitale, ma anche dei suoi “cavalli di battaglia”.
Sei una figura poliedrica, impegnato su più fronti. Quali consigli ti senti di dare a chi è affascinato da un percorso professionale come il tuo?
“Ognuno nella propria vita segue un percorso che lo porterà a ricoprire un ruolo ben definito, in relazione al proprio mix di passione e talento. È chiaro che non tutti hanno le caratteristiche per diventare attori, cantanti o influencer, ecco perché mi soffermo specificatamente su questi due elementi distintivi, per chi volesse intraprendere una carriera lavorativa come la mia. Faccio un esempio al contrario, per capirci meglio: ho una grande passione per i videogame, li amo follemente, ma ammetto di non avere grandi capacità col joypad in mano. Sono un gamer ma non ho talento, ecco perché questo per me resterà solo un hobby, una passione appunto, non diverrà mai un lavoro.”
Sbirciando sui tuoi canali social, ti definisci sorprendentemente una via di mezzo tra Alberto Angela e Fiorello. Perché?
“Sorrido, perché mi ripetono spesso che non sono per nulla modesto. Ho scelto queste due personalità non a caso, ti spiego il perché: non posso pensare di ascoltare qualcuno che mi annoia, per ogni cosa che si sviluppa in ottica comunicativa, dalla formazione all’insegnamento o dalla divulgazione al parlare in pubblico, serve anche e soprattutto intrattenere i tuoi interlocutori. Puoi essere Alberto Angela ma se non hai la capacità dell’intrattenimento non ti seguono, lo stesso vale nel caso di Fiorello che in assenza di contenuti sortirebbe lo stesso effetto. Ecco perché ho realizzato nella mia testa la fusione tra questi due personaggi. La funzione di comunicare intrattenendo, ma con leggerezza.”
Sviluppo della tecnologia e innovazione digitale: da che presupposti parti e quali sono gli input che trasferisci a chi si rapporta con te sul tema?
“Riprendendo il bellissimo libro Homo Deus scritto da Yuval Noah Harari, algoritmo è la parola più importante del ventunesimo secolo, ovvero il termine che impatterà di più sulla società. Ne deriva che la tecnologia non è un gioco ma qualcosa di estremamente serio e necessario, ma per la sua velocità di evoluzione pone le persone in una posizione di timore, generando quasi paura. Bisogna avere piuttosto un approccio con l’innovazione tecnologica di grande apertura, comprendere quali opportunità possono scaturire dallo sviluppo digitale. I nostri figli arrivano ben prima a comprendere tali possibilità, perché vivono in un’era estremamente più tecnologica della nostra, se vogliamo comprendere la loro lingua dobbiamo parlare come loro.”
Effetti repentini sulla trasformazione digitale nell’ultimo biennio. Quanto c’entra la pandemia da Covid-19?
“La semplifico con una battuta: il Covid-19 ha permesso di fare alle aziende, specialmente, quello che chi fa il mio lavoro non è riuscito a fare prima! In termini di raccolta dati o e-commerce non posso nemmeno immaginare quante volte i consigli erano mirati alla trasformazione digitale, ma la risposta era quasi sempre la medesima: abbiamo sempre fatto così, continueremo su questa strada. Poi, all’improvviso, causa Covid il mondo è cambiato. Adesso è divenuta una conditio sine qua non il posizionamento digitale e tutte le sue caratteristiche. In sintesi, seppur non è bello dirlo, il Covid ha accelerato a dismisura questo cambiamento. Si pensi per un attimo alle videochiamate diventate ormai prassi o lo sviluppo del lavoro a distanza tra briefing e riunioni online: la tecnologia ci ha permesso di sentirci meno soli in epoca di pandemia.”
Sette regole per vivere online: ci spieghi cosa intendi?
“Mi viene subito in mente il TEDx di Bologna. Negli anni 2000 il mondo (e il modo di vivere) è cambiato con l’avvento della rete internet, dai social network ai siti web per ogni necessità. Sono cambiate proprio le regole, appunto! Per intenderci, abbiamo vissuto per secoli con delle norme di comportamento e di pensiero che sono praticamente cambiate in appena un decennio. Da qui nasce l’esigenza di nuove regole educative, imparare a vivere il mondo digitale con un approccio totalmente differente rispetto al passato. I comportamenti dei cosiddetti leoni da tastiera o il cyberbullismo possono essere arginati solo se disponiamo degli strumenti educativi per farlo.”
In quest’ottica di trasformazione continua, quali sono e quali saranno le novità più importanti da qui in avanti?
“Ultimamente si parla insistentemente di metaverso, a mio avviso è più marketing che contenuto in sé. Sono esperimenti già fatti e non andati a buon fine, ovvero entrare in un mondo parallelo, ma fin quando non ci sarà un dispositivo leggero, comodo e anche alla moda non lo utilizzerà nessuno. Ciò che potrebbe corrispondere alla grande novità per il futuro, invece, credo possa essere la blockchain (che in tanti associano alle criptovalute), una tecnologia che permette davvero di fare cose strabilianti. La prossima rivoluzione digitale sarà la disintermediazione dalle grandi piattaforme (WEB3), cioè ottenere un profitto in denaro grazie ai propri contenuti generati, disintermediando le piattaforme attraverso catene di blockchain. La domanda sarà: perché devo far passare i miei contenuti su Facebook, ad esempio, per generare likes (e quindi arricchire le tasche di chi gestisce il social), piuttosto che monetizzare autonomamente a mia volta?”
Condivide et impera è il titolo di uno dei tuoi quattro libri. È anche il tuo pay-off?
“Sì, può essere anche considerato come il mio pay-off. Nasce dall’esclamazione Divide et impera, che deriva da Filippo il Macedone e a seguire dai romani che ci hanno costruito il loro impero. Cambiando semplicemente la prima parola, aggiungendo il prefisso con, cambia completamente il senso della frase: in questo senso impera non corrisponde al significato comanda inteso militarmente, ma nell’accezione della condivisione assume il valore di primeggiare. È proprio dalla condivisione che parte tutto, che non vuol dire egoriferimento.”
Cosa diresti ai giovani d’oggi che si cimentano con le innovazioni digitali?
“Due cose, soprattutto. La prima riguarda la scuola che non è un punto d’arrivo, bensì di partenza. Gli studi sono fondamentali, ma non possiamo pensare che possano formare i giovani alla vita professionale. La seconda cosa è la teoria del fare, non dar spazio ad aleatorie teorie congetturali ma piuttosto le cose bisogna farle. Vuoi lanciare una start-up? Bene, falla! Non bisogna cercare per prima ipotetici finanziatori che comprino l’idea, ma bisogna metterla in pratica e in un secondo momento si potrà passare alla ricerca di eventuali sostenitori.”