Musei e digitalizzazione a che punto è l’Italia?

Mentre nel resto del mondo la digitalizzazione avanza coi benefici di valorizzare le collezioni, coinvolgere i giovani e sviluppare nuovi posti di lavoro, in Italia tutto ciò arranca. La pandemia ha avuto un forte impatto nella gestione e nel rinnovamento delle istituzioni culturali ma vi sono ancora resistenze culturali e problematiche, che risiedono nella mancanza di competenze digitali e risorse, nonostante l’indubbio successo di chi investe nel digitale.

L’Istat ha infatti rilevato che solo l’11,5% dei musei statali ha effettuato la catalogazione digitale del proprio patrimonio. Quanto alla strumentazione digitale, il 43,7% dei musei statali ha un sito web, il 65,9% ha un account social, mentre solo il 9,8% offre la possibilità di una visita virtuale.

A parte i grandi casi nazionali, come gli Uffizi di Firenze o il Museo egizio di Torino, le esperienze si sono mostrate per lo più poco strutturate e all’insegna dell’improvvisazione o della buona volontà dei singoli, in assenza di strategie digitali e di strumenti adeguati per veicolarli. L’Osservatorio Innovazione Digitale sui Beni e le Attività Culturali ha messo in luce, infatti, la pesante carenza di personale specializzato: il 51% dei musei non si avvale di alcun professionista con competenze digitali.

Il Museo degli Uffizi di Firenze dovrebbe essere un esempio da seguire

Il Museo degli Uffizi di Firenze dovrebbe essere un esempio da seguire. Il grande merito, infatti, è stato quello di utilizzare tutti gli strumenti digitali oggi a disposizione (e indispensabili): contenuti di qualità nei Social Network, dirette live e focus tematici su Facebook, opere in micro-pillole su Instagram, eventi su Twitter, brevi video ironici e leggeri che strizzano l’occhio al pubblico più giovane su TikTok. Il boom si è avuto nel 2020, con la visita della nota influencer Chiara Ferragni, recatasi al museo per un servizio fotografico in collaborazione con Vogue Hong Kong. Oltre ad essere diventati trend topic su Twitter e aver alimentato likes e commenti su Instagram, le Gallerie hanno accolto ben 9312 visitatori in due giorni, segnando un rialzo del 24% rispetto al fine settimana precedente, quando i visitatori erano stati 7.511. Di questi, è interessante notare un aumento del 27% di giovani sotto i 25 anni, target difficilmente raggiungibile dalle campagne comunicazione e marketing delle istituzioni culturali.

Il museo Egizio di Torino ha invece puntato sul cantante Mahmood, il quale ha girato parte del suo videoclip “Dorado” nelle sale di Via Accademia delle Scienze, in particolare nello statuario, una delle aree più belle della struttura, allestita dallo scenografo Dante Ferretti.

Altro esempio virtuoso è il MArTA di Taranto, il quale ha creato un tour virtuale messo a disposizione degli utenti tramite una donazione, mentre la Pinacoteca di Brera ha permesso l’abbonamento alla piattaforma Brera Plus+ come arricchimento dell’esperienza fisica tramite contenuti multimediali, programmi speciali, concerti ed eventi.

Non tutti i musei hanno però le competenze digitali e le risorse economiche degli Uffizi o del Museo Egizio per compiere questo salto di qualità. Manca una politica di lungo respiro e un piano editoriale nazionale. Bisogna dunque trovare il modo di colmare il gap fra le grandi realtà museali e il tessuto minuto dei piccoli.

Quali potrebbero essere le soluzioni? In primis attuare strategie di digital Marketing che possano coinvolgere maggiormente gli utenti come ad esempio la creazione di un Sito Web ben strutturato con possibilità di acquisto biglietti nel sito, tour virtuale e descrizione dettagliata delle opere d’arte presenti nel museo. Sicuramente un uso più smart dei social media: con la partecipazione di influencer, TikTok e Instagram si è in grado di spostare masse di Millennial e giovanissimi della Generazione Z nella visita di mostre d’arte e musei. Un altro strumento di marketing molto efficace è il Game advertising che, tramite l’utilizzo della gamification, la lezione didattica si trasforma in gioco e coinvolge maggiormente i più giovani.

Il futuro è però la Realtà aumentata e il Metaverso o il NFT (Non-fungible token), con i quali si tenterà di creare il “museo oltre il museo”, una struttura totalmente svincolata dalla dimensione fisica, che potrà consentire agli utenti di immergersi in ambienti altrimenti impossibili da accedere o da vivere in prima persona, consentendo di viaggiare indietro nel tempo o in diverse dimensioni o realtà, come all’interno del corpo di qualcuno o in un determinato arco temporale più esteso di quello di una vita umana.

Gli NFT rappresentano sicuramente una nuova frontiera per il mercato dell’arte, rendendolo ancora più inclusivo. La fruizione di un’opera d’arte tende, quindi, a spostarsi dal mondo fisico passando attraverso una nuova dimensione che è quella della digitalizzazione. Gli NFT, infatti, si sono lentamente insinuati all’interno dei musei, e quest’ultimi hanno percepito il potenziale da esplorare e sfruttare.

Tutto quello che in passato veniva considerato “futuro” è diventato realtà, adesso sta a noi cogliere questa importante possibilità di adattarsi al cambiamento.

Premesso che l’uso degli NFT è ancora limitante e sono ancora in corso molte “sperimentazioni”, l’azione che hanno fatto la maggior parte dei musei che hanno sperimentato gli NFT è stato quello di replicare i capolavori della loro collezione come gemelli digitali.

Alcuni le hanno descritte come opere d’arte digitali (DOW). Gli NFT di noti capolavori sono stati coniati dagli Uffizi, in particolare il Tondo Doni di Michelangelo nel maggio 2021 con Cinello, il partner strategico dietro questo progetto, che afferma di dare nuova vita al capolavoro.

A luglio dello stesso anno, l’Hermitage ha seguito l’esempio, coniando opere di Leonardo, Van Gogh e Monet. Quasi in concomitanza con l’Hermitage, la Whitworth Art Gallery di Manchester ha coniato la sua NFT di William Blake, questa volta con un impegno a lungo termine verso una mostra sull’economia dell’arte.

ARTICOLO FIRMATO DA: LORENZO MULÈ, MELANIE DI PIETRO E DANIELE RAGUSA

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